DIARIO

8 novembre 2018

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Pronti per il restyling…

Quasi pronti per il restyling del sito. Intanto, l’ultima canzone scientifica: il citoscheletro…

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Il citoscheletro

Complici del citoscheletro
Dentro la migliore cellula
Tubuli e fili di macchina
Come un’inedita favola

Nel citoplasma vescicole
Corrono come automobili
Stretti in un fuso mitotico
Milioni di microtubuli

Ecco cos’è, il citoscheletro
Ecco perché, non se lo fila nessuno però
Se non ci fosse
Che ne sarebbe oh mamma mia
Della citologia

Microfilamenti labili
Muscoli rigidi eccentrici
L’actina al soldo dell’ATP
Simboli polipeptidici

Il filamento intermedio
Di un calamaro mirabile
Neurofilamenti al limite
Di un cervellotico amabile

L’ameboide che bussa
L’ameboide che passa
Grazie al citoscheletro!

2018


15 luglio 2018

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Cosa ho imparato dopo quattro anni di insegnamento…

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Che a rimetterci sono soprattutto i creativi. Che siano ragazzi o docenti. La creatività mal s’accorda con gli stilemi del sistema scolastico moderno. Si può addirittura pensare che la scuola si impegni nel demolire qualunque fantasia. Perché? Perché la scuola di oggi in Italia non è tanto diversa da quella di molti, molti anni fa; forse da quella sorta subito dopo la Rivoluzione industriale. Quando per la prima volta si dette occasione di imparare qualcosa a un numero sempre maggiore di persone. Le coordinate erano, del resto, le stesse di oggi: ordine, disciplina, rigore. La domanda è: ha senso che un docente ancora oggi rincorra questi parametri? Sì, se l’intenzione è quella di continuare a forgiare individui come quelli proposti fino a oggi e che hanno condizionato ogni scelta storica più importante; no, se l’intenzione è quella di provare a cambiare le cose. Perché cambiarle? Perché probabilmente il lavoro svolto dalla scuola da cento anni a questa parte non è stato abbastanza redditizio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: politici, economisti, affaristi, programmatori televisivi… passano gli anni, i decenni, ma il malcontento popolare è sempre lo stesso. E a livello sociale, a parte un benessere sempre più fittizio, le cose parrebbero perfino peggiorare. Il fallimento della scuola è lapalissiano. Dunque, è necessario ripartire da qui. Dai banchi, dalle cattedre. In che modo? Verificando che il sistema scolastico è tarato per un solo tipo di cervello: quello pragmatico e razionale. Per il tipo creativo non c’è spazio. Non c’è mai stato spazio. Ed è un grosso problema. Perché l’intellighenzia che ci guida potrebbe funzionare mille volte meglio se fosse composta non solo da menti pragmatiche, ma anche creative. I creativi hanno sempre avuto vita dura. Creative erano le streghe, condannate al rogo; creativo era Galilei che aveva inventato il telescopio e dovette ritrarre le sue teorie; creativo era Darwin che ci mise venti anni di attacchi di panico prima di riuscire a pubblicare l’Origine della specie. Eppure sono queste figure che hanno reso grande l’uomo, che ancora oggi vengono falcidiate da un sistema che non le valorizza. E allora è indispensabile individuare una volta per tutte i presupposti per bilanciare le cose, e far sì che anche i creativi abbiano il loro margine di azione, e non vengano più scambiati per alieni, o peggio ancora per vittime del mostruoso ADHD. L’ADHD non è altro che un’invenzione per stigmatizzare chi a scuola non sa stare fermo, perché vola con la fantasia, perché di Montale che magari amerà a dismisura quando sarà grande, ora non gliene importa nulla. E non fa nulla per dimostrare che gliene importi. Fedele a se stesso fino alla morte. Fino alla ennesima ingiusta bocciatura. E’ il corpo docenti che deve cambiare; che deve imparare ad affrontare la scuola da un nuovo punto di vista. Sempre meno pragmatico, sempre più creativo. E invece siamo alle soglie della burocratizzazione del pensiero: fra un po’ ci chiederanno di compilare dei questionari per sapere quante volte al giorno andiamo in bagno. Quindi torniamo indietro. O se vogliamo ribaltiamo la scuola sotto sopra. Entriamo in classe e non diciamo più ordine, disciplina e rigore; ma caos, disordine e indisciplina. Anche l’universo tende al disordine, ogni cosa tende al disordine, perché solo a scuola sentiamo dire, ordine, disciplina e rigore? Con questo terrificante trinomio abbiamo raggiunto un solo risultato concreto: l’ottenimento di ragazzi che non sanno più pensare. E sanno solo obbedire come degli automi. Il trinomio ha ucciso il pensiero critico; il libero pensiero. Si vede nei ragazzi più grandi. Pressoché irrecuperabili. In quarta e in quinta non sanno più pensare. Si studia petrografia e gli viene chiesto di parlare delle rocce sedimentarie: va tutto bene; ma se gli si dice, ti trovi nel Parco del Gran Paradiso e noti delle stratificazioni rocciose, a cosa pensi?, vanno in crisi totale. Eppure la domanda è la stessa. Vanno a frignare dal preside che ripristina il modus vivendi: le menti pragmatiche vanno avanti, i creativi si perdono.  Non ce ne rendiamo conto ma riproponendo questi stilemi ottocenteschi non facciamo altro che uccidere la creatività; che nell’ordine, nella disciplina e nel rigore imposti maldestramente non potrà mai sbocciare. Non significa permettere ogni cosa ai ragazzi; ma chiedergli, per esempio, di suggerire le modalità di una lezione. Si scoprirebbero così cose interessanti. Certo, i pragmatici chiederanno di seguire il sistema tradizionale; ma i creativi proporranno, per esempio, di fare lezioni sugli alberi, mentre scalano una montagna, suonano la chitarra, giocano a flipper. Perché dirgli di no? Perché non è mai stato fatto? Smettiamo di entrare in classe e chiedere ai ragazzi di alzarsi. Alziamoci noi di fronte a loro, insegnandogli senza proferir parola, due bellissime cose contemporaneamente: l’umiltà e il rispetto. Del resto i docenti cos’hanno in più dei ragazzi? Dovrebbero scendere dal piedistallo e comprendere che sono solo più vecchi e di conseguenza più colti; ma umanamente non c’è differenza. E metafisicamente hanno probabilmente da insegnarci tanto quanto noi diamo a loro. E c’è una parola in assoluto che andrebbe disintegrata: griglia.  Vengono in mente le sbarre di una prigione e invece è il criterio più insulso per giudicare una persona. Un essere umano. Sarebbe come voler inscatolare l’anima di un ragazzo o la sua coscienza. E le gite? Berlino, Praga, Londra, Madrid; e quando sono esaurite le mete apparentemente più cool, si riprende dall’inizio. La noia. Ma c’è un intero mondo da visitare. Manca però la fantasia dei creativi. E non si andrà mai, per esempio, in città stupende come Belgrado, Sarajevo, Lubiana; o in chiese sconsacrate, manicomi abbandonati, autolavaggi in disuso, dove il creativo, in particolare, che sa andare oltre le consuetudini, potrà ritrovare se stesso. Come venire a capo del problema? Non di certo dando vita all’ennesimo indirizzo scolastico. Fra un po’ ci sarà anche quello dedicato alla produzione di tartufi artificiali. Non di certo dando vita a un liceo quadriennale, quel che hanno fatto recentemente molte scuole. Per quale motivo il liceo quadriennale? Dov’è la rivoluzione? A cosa serve creare robot in quattro anni anziché cinque? La vera scuola da creare è un’altra: non per favorire ancora una volta i pragmatici, ma i creativi. I ragazzi creativi e i professori creativi. Un liceo creativo, ci vuole, niente a che vedere con il liceo artistico, ma una scuola indicata solo per chi a scuola picchietta le dita sul banco, non riesce a stare fermo, ma saprebbe inventare in cinque minuti qualcosa di sensazionale che un pragmatico non riuscirà mai in tutta la sua esistenza. Ecco la vera rivoluzione. Una rivoluzione, però, da quel che ho potuto vedere in questi miei primi quattro anni di insegnamento, parrebbe purtroppo ancora molto lontana.


13 marzo 2018

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Tachipirine a Timisoara

Timisoara, finalmente. Un po’ di idee elaborate dopo anni di lavoro per OBC. La musica soprattutto, ma anche la storie, le genti, le filosofie. Intanto, per chi volesse, sabato sarò a Lecco per la festa di San Patrizio. Strimpellerò brani bellissimi e senza tempo, avendo l’onore di aprire le danze a suon di Pogues per l’ora di pranzo… e non sono escluse nuove canzoni. Sì, anche Tachipirina Blues e L’Uomo di Neanderthal…

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Tachipirina blues

Si prende all’occorrenza
Per togliersi dai piedi
Malesseri, ingiustizie
Incomprensibili rimedi

Col paracetamolo
O acetaminofene
È tutta un’altra storia
Poi sentirsi così bene

Tachipirina blues

Metabolita attivo
Con la temperatura
Che crolla in un baleno
E spazza via anche la paura

Ma quale etanammide
Parliamoci sul serio
Il farmaco dei farmaci
È un sottile desiderio

Tachipirina blues

Non ce ne sono di controindicazioni
L’epatotossicità farneticazioni
E finalmente l’inibizione della ciclossigenasi

Certezza popolare
Come le caldarroste
Un paradigma scelto
Fra migliaia di proposte

Dal capo dello Stato
Ai vespri della nonna
Va bene un po’ per tutti
Con o senza minigonna

2018

L’uomo di Neanderthal

Vengo da molto lontano
Forse da un padre africano
Con la mandibola storta
C’era una volta

Vengo dal freddo a occidente
L’aria che arriva pungente
Ghiaccio fin sopra i capelli
Altro che belli

Quanti centimetri cubi
Stanno nel nostro cervello
Milleseicento abbondanti
Se non son tanti

Ah, in Europa che ci sto a fare
Senza neanche un po’ di sole
Non c’è scampo, né finzione
Tanto vale l’estinzione

Vengo dall’heidelbergensis
Chissà dov’è il floriesiensis
Poi c’è il cugino arrivato
Appena passato

Quello che chiamano sapiens
Ma quale razza di sapiens
Se tutto quel che ha da dire
È un bel starnutire

Quante promesse mancate
Dall’olocene all’estate
La glaciazione wurmiana
E la tramontana

Ah, in Europa che ci sto a fare
Senza neanche un po’ di sole
Non c’è scampo, né finzione
Tanto vale l’estinzione

Mon nom est néandertalien
Je rentre à la maison
De Cro-Magnon

Vengo da un grande mistero
Di un darwiniano pensiero
Forme australopitecine
E stelle marine

L’ibridazione per gioco
Vale la pena per poco
Ne rimarranno le tracce
In mille boccacce

Quanto è importante la vita
Anche se spesso è fatica
E la tecnica di Levallois
Eccola qua

2018


17 gennaio 2018

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musica ed eucarioti

in qualche modo continua l’avventura iniziata per caso. nessuna mia canzone ha mai riscosso così tanto interesse come quella scientifica. e così perché non dare alla luce un cd in tema? ci sto pensando, intanto eccomi alle prese con il cammino umano e con… gli eucarioti!

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La cellula eucariote

La cellula eucariote è quella più evoluta
Gli organuli presenti, il presupposto per la vita

Membrana a doppio strato perché un fosfolipide
Non ha la stessa austerità di un qualche nucleotide

Nel nucleo ci stanno organizzati cromosomi
Gli omologhi di fatto e chissà quali i centrosomi

Nel cuore del nucleolo e nei pori nucleari
Qualcosa di impalpabile ed effetti straordinari

Altro che faccia da idiota
Semmai l’eucariota è il più bello che c’è
Altro che cito discorsi al servizio di un re

Reticolo rugoso ed endoplasmatico
Rispetto a quello liscio ben più carismatico

Perché è da lì che partono triplette e proteine
La sintesi proteica, proline e metionine

Un centro smistamento è il Golgi tuttofare
Un corpo di vescicole e nel citoplasma, il mare

Dei mitocondri alfine, virtù energetizzanti
La cellula respira e come tutti tira avanti

Altro che faccia da idiota
Semmai l’eucariota è il più bello che c’è
Altro che cito discorsi al servizio di un re

In quella vegetale ci sono i cloroplasti
Così la fotosintesi e perfino i cromoplasti

Per colorare un fiore non bastano i vacuoli
Nemmeno il dittiosoma o chissà quali forcaioli

Particolarità ma necessari al buongoverno
La cellula nasconde i lisosomi anche in inverno

Ma all’occorrenza un fagolisosoma ci può stare
E tutto quello che non serve grazie a Dio si può buttare

2017


4 dicembre 2017

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giornali e ciclo di krebs

insomma, a volte le cose sfuggono di mano. e così il ciclo di krebs è andato ben oltre le aspettative. posizionandosi fra i miei più “grandi” successi di sempre (è per ridere, naturalmente). fatto sta che perfino la stampa s’è prodigata per mettere in luce un autore di canzoni che si occupa di un ciclo biochimico. un’esperienza a dir poco simpatica (e inaspettata).

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7 novembre 2017

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Il potere del ciclo di Krebs

E’ successa una cosa curiosa. Di solito quando posto un nuovo brano su Youtube, gli ascolti sono molto limitati. L’altro giorno però ho postato una canzone che ho scritto e registrato video in 5 minuti complessivi e all’improvviso le visite si sono impennate. Beh, non posso dire che non mi abbia fatto piacere. Certo, non pensavo che il ciclo di Krebs potesse interessare a così tante persone 🙂

https://www.youtube.com/watch?v=X6aJJwxrDQg

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Il ciclo di Krebs

Un piruvato di qua
Un piruvato di là
Ed eccolo che arriva il CoA
E un’anidride sconsolata che se ne va

E adesso è l’Acetil CoA
Che un mitocondrio sta aspettando già
Un ossalacetato si combinerà
E dal citrato un ciclo riprenderà

Krebs, Krebs, Krebs
Con solamente otto steps, steps, steps
La fosforilazione è next, next, next
E la biochimica chissà perché, chissà cos’è, chissà

Un’isomerizzazione
L’OH cambia rione
E si passa all’isocitrato
E poco dopo all’alfa-chetoglutarato

E addio a un’altra CO2
E a due elettroni che il NAD si porta via
Il frutto amaro di un’altra riduzione
Ma senza il succinil CoA sarebbe una bugia

Rit…

Arrivederci CoA
E di questo GTP la vita cosa ne farà
E siamo già al succinato
Fratello, amico, padre del fumarato

L’ossidazione che dà
Speranze nuove anche al FAD
Felicemente ridotto a un coenzima distrutto
E gli elettroni che governerà

Rit…

Ed eccoci al gran finale
L’idratazione in fondo è un passo normale
E sarà nuovamente un’ossidazione
A dettar legge all’ultima reazione

E dopo quello malato
Si giunge così all’ossalacetato
E poi è da qui che si riprenderà
Un altro ciclo, un ‘altra eternità

Rit…


28 ottobre 2017

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Il parcheggio dei cornuti e… il ciclo di Krebs

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La magia del ciclo di Krebs occupa questi giorni, mentre mi prendo una pausa dalla scrittura. In attesa di sapere come andrà con la pubblicazione de La ballata dei fuochi fatui e di Giallo in Brianza. Intanto una nuova canzone: Il parcheggio dei cornuti.

IL PARCHEGGIO DEI CORNUTI

E lì ci sta il parcheggio dei cornuti
E lì ci sta il parcheggio degli afflitti
E lì ci sta il parcheggio delle streghe
E non mi chiedere di più

Che non dipende più da me
E nemmeno io lo so il perché

E lì ci sta il parcheggio dei discorsi
E li ci sta il parcheggio dei rimorsi
E lì ci sta il parcheggio delle troie
E non mi chiedere di più

Che non dipende più da me
E nemmeno io lo so il perché

Prendimi, ritornami
E ridi come si faceva allora
E come si farebbe ancora

E lì ci sta il parcheggio dei momenti
Che vivono soltanto di secondi
E lì ci sta il parcheggio degli eventi
E non mi chiedere di più

2017


30 agosto 2017

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New album

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“Canzoni di un prof di periferia”. Al via da domani le registrazioni. Quattordici nuovissime canzoni. Dopo la sbornia della Trilogia Epica e della Trilogia del Villaggio, si torna all’attualità. E certo il lavoro di prof ha avuto il suo peso. Protagonisti dei brani, infatti, sono quasi tutte persone che ho incontrato a scuola: studenti, colleghi, genitori… Sarà pronto fra un mesetto. Semmai qualche amico (per sé, per un regalo, per perorare una causa a favore dell’arte) volesse prenotare una copia, ecco l’indirizzo al quale scrivere: spigolaturescientifiche@gmail.com 

1. L’apocalisse
2. Venditori di fumo
3. Franci
4. Amici miei
5. Annabelle
6. Il fantasma di Robespierre
7. Coda di cavallo
8. La Gerry
9. La bellezza
10. Shqipe
11. L’uragano del paludo
12. Azzurra
13. L’unghia del mignolo
14. Ragazzo di strada


27 agosto 2017

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L’uragano del paludo

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Altra estate che scivola via. E nuove canzoni nel cassetto. Ormai non sto più dietro ai dischi che potrei fare. Vedrò di organizzarmi per il nuovo anno. Intanto, questa:

Agosto 2017. Canzone nata in seguito alla tromba d’aria che ha colpito le terre del Friuli meridionale. E’ in realtà un’allegoria dedicata alle recenti tensioni geopolitiche fra Corea e Stati Uniti.

L’uragano del paludo

C’è polvere nell’aria
Gabbiani in agonia
Risponde alla risacca
Un marinaio in avaria
Bestemmia piange solo
E lo dice sconsolato
In questo pandemonio
Il mare è ancora più salato
E sta arrivando a muso duro
L’uragano del paludo

Cartelli autostradali
Che dondolano in cielo
L’inferno si è svegliato
E al fuoco non risponde il gelo
Mirella corre e grida
La strada illuminata
Ma lucciole non sono
È un’altra casa abbandonata
E sta arrivando a muso duro
L’uragano del paludo

E il Giorgio non si piega
Nemmeno alla burrasca
Pregare non conviene
E anche il coltello nella tasca
E allora lui ci prova
Con la diplomazia
Per spegnare le nuvole
Ci vuole maestria
E arriva a muso duro
L’uragano del paludo

Son pesci gatto enormi
Soldati di ventura
Ritornerà Ezechiele
A farci ancora più paura
Risorgeranno i morti
E un nuova inquisizione
Ripulirà il pianeta
Senza l’autorizzazione
E sta arrivando a muso duro
L’uragano del paludo

Le rane del canale
A pranzo e a colazione
Le nutrie non lo sanno
Ma qualcuna ha già il magone
Combattono anche in Cina
E a smorfie di dolore
Rispondono le righe
Di Roberto il pescatore

E il vento indifferente
Perfino al can che abbaia
Si arrendono per primi
I salvagenti della baia
Poi tocca alle conchiglie
Di Ciro il capitano
Ai mitili e ai sardoni
Di Pyongyang e di Marano
E arriva a muso duro
L’uragano del paludo

E adesso tutto tace
Tempesta se n’è andata
È solo il plenilunio
E nessun altra mareggiata
Fantasmi degli abissi
Sorridono a mezzaria
E al posto delle barche
Questa landa desolata
E arriva a muso duro
L’uragano del paludo

2017


27 luglio 2017

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chitarre elettriche

Dunque l’estate è precipitata, fra concerti e libri in divenire. Ci sono un po’ di novità, ma per scaramanzia taccio. Riprenderemo a conti fatti. E poi la chitarra elettrica che dà tutto un altro respiro… Ci sentiamo a settembre!

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